La capra, il monaco e il caffè

La capra, il monaco e il caffè

La capra, il monaco e il caffè: la leggenda narra che un giovane pastore yemenita si rivolse ad alcuni monaci, perché le sue capre, mangiando bacche rosse, rimanevano arzille anche di notte. I monaci studiarono e utilizzarono le bacche per meditare più a lungo senza dormire. Così nacque il caffé!

 

Secondo una leggenda, un giovane pastore di nome Kaldi si rivolse ai monaci del Monastero Chehodet nello Yemen per farsi aiutare. Aveva infatti un problema con le capre e i cammelli, particolarmente eccitati e vigili (anche tutta la notte) dopo aver mangiato alcune bacche da piccoli alberi.
Il fatto suscitò un certo interesse nei monaci, che in quelle bacche trovarono un modo efficace per meditare e pregare tutta la notte, senza farsi prendere dalla sonnolenza. 

Altre leggende localizzano la nascita del caffè in Etiopia. Sembra che sia proprio il Paese africano il luogo di origine di questa pianta che, con la dominazione araba, fu poi portata nelle zone montagnose dello Yemen e qui coltivata.

Il viaggio del caffè: Africa, Asia, Europa

Ciò che è certo è che la bevanda chiamata kawa, prodotta dalle bacche rosse sia effettivamente esistita e che risultasse stimolante e eccitante. Si diffuse prima in Arabia, Egitto, Siria e Turchia e solo in seguito, grazie ai mercanti veneziani, arrivò anche in Europa.

Sul legame tra caffè e Yemen ha dato un’autorevole conferma anche lo scrittore gastronomico Pellegrino Artusi. Nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”, l’autore afferma infatti che proprio nella città yemenita di Mokha si poteva bere il caffè migliore che lui avesse assaggiato in tutti i suoi viaggi.


Finalmente, in Italia

Certo, quando arrivò in Italia, nel XVI secolo, la nuova bevanda non fu subito accettata. Visto che proveniva da territori musulmani, molti cardinali chiesero al papa di allora, Clemente VII, di vietarne l’uso, pena la scomunica.

Pare però che il papa, dopo averla assaggiata, ne apprezzò particolarmente il sapore. Tale fu il piacere provato che Clemente VII “battezzò” il caffè, rendendolo una bevanda cristiana.