Dove il sale diventava preghiera, commercio e medicina
In molti ordini religiosi, il sale non serviva solo per cucinare: veniva benedetto durante alcune celebrazioni e usato come purificatore contro “i mali dell’anima e del corpo”. A Chiaravalle della Colomba, in Emilia, i monaci cistercensi producevano un sale aromatizzato con rosmarino e alloro per curare reumatismi e infezioni. In altre abbazie, come quella di San Pietro a Perugia, veniva conservato in piccoli sacchetti di lino nelle spezierie, pronto per diventare ingrediente di unguenti e rimedi officinali.
Ricette, conserve e riti: come i monaci usavano il sale
Il sale era la base per le conserve: carne, verdure e pesce venivano messi sotto sale per affrontare l’inverno o il silenzio della quaresima. I monaci benedettini di Monte Oliveto Maggiore usavano il sale anche per “benedire la terra” durante le semine, in una formula simbolica tra fede e agricoltura. E nei conventi femminili, come quello delle clarisse di San Damiano ad Assisi, si preparava un pane salato rituale che veniva distribuito durante la Settimana Santa.
Luoghi da visitare tra sale e monasteri
- Saline di Cervia (RA): i monaci camaldolesi contribuirono alla gestione fin dal XIII secolo. Oggi visitabili.
- Abbazia di Salins-les-Bains (Francia): dichiarata patrimonio UNESCO, oggi museo del sale.
- Monastero di Lérins (Francia): produce ancora oggi sali aromatizzati con erbe locali.
Il sale come fonte di reddito e commercio per i monasteri
Oltre a produrre sale per l’autoconsumo, molti monasteri medievali trasformarono questa risorsa in una fonte preziosa di sostentamento. Le abbazie spesso gestivano saline o miniere direttamente o tramite fratelli conversi, esercitando un controllo attento su produzione e distribuzione. Ad esempio, l’Abbazia di Salem (Germania) ricevette nel XII secolo una salina a Hallein come dono papale, e ne destinava i proventi al mantenimento della comunità. Anche il famoso sale di Lüneburg era associato all’abbazia di San Michele, che partecipava alla gestione del commercio attraverso le “vie del sale” del nord Europa. Tutto questo dimostra che il legame tra sale e monasteri non era solo spirituale o alimentare: diventava anche un mezzo di sostegno economico, con accordi locali, permessi sovrani e perfino esenzioni fiscali concesse da vescovi e re.