Coenobium, il vino delle trappiste di Vitorchiano

Coenobium, il vino delle trappiste di Vitorchiano

Sono più di ventimila le bottiglie di vino bianco Coenobium imbottigliate ogni anno dalle monache trappiste del monastero di Vitorchiano, frutto dei loro vigneti e del lavoro quotidiano.

 

Il monastero delle monache trappiste (o cistercensi della stretta osservanza) di Vitorchiano, in provincia di Viterbo, è un monastero abbastanza giovane. Qui le monache sono arrivate solo nel 1957. Il gruppo originario, composto da religiose francesi, era giunto in Italia nel 1857, dove aveva fondato a San Vito (in provincia di Torino) la prima Trappa femminile italiana. Aumentando di numero, la comunità fu trasferita prima a Grottaferrata, nei pressi di Roma, nel 1898. Poi, sempre per motivi numerici, nel 1957 nella più grande struttura di Vitorchiano.

Oggi il monastero ospita circa 75 monache. A differenza di altre congregazioni religiose, dove le vocazioni stentano, qui la crescita è costante, sebbene si tratti di un monastero di clausura, quindi con una scelta radicale di vita, fatta di silenzio, preghiera, lavoro. Le monache seguono la Regola di San Benedetto

Tale è la crescita di vocazioni che alcune monache vengono mandate in altre parti del mondo per creare nuove fondazioni monastiche.
Ed è proprio per finanziare i nuovi monasteri (oltre che per il proprio sostentamento), che le monache di Vitorchiano coltivano la terra e, grazie ai frutti dei vigneti, degli alberi da frutta e degli olivi, producono vino, marmellate e olio.

Coenobium

La vigna è sicuramente uno dei fiori all’occhiello delle monache. Oggi producono più di ventimila bottiglie all’anno di vino bianco. Due le etichette, dal nome “inevitabile”: Coenobium e Coenobium Ruscum (quest’ultimo subisce una fermentazione di due settimane con le bucce). Entrambi sono realizzati in modo naturale, senza trattamenti di chimica di sintesi, e senza subire processi di stabilizzazione forzata. Le uve usate sono Trebbiano, Malvasia e Verdicchio.

Quello della vigna e della produzione di vino è un lavoro che coinvolge tutta la comunità. Se è vero che solo una decina di monache si occupano della cura della vigna e della cantina, tutte e 75 le religiose si uniscono nel momento della vendemmia.