Che ci fa una mummia in biblioteca?

Che ci fa una mummia in biblioteca?
Svizzera, XXI secolo: in una delle più belle e antiche biblioteche esistenti, per 200 anni ha fatto bella mostra una mummia egizia di nome Schepenese. Ma come ci è finita una mummia in una biblioteca monastica in stile roccocò?

Un’insolita scoperta nella biblioteca di San Gallo

La Svizzera custodisce una delle biblioteche più belle e antiche, nota per ospitare una mummia egizia di nome Schepenese da oltre 200 anni. Questo racconto inizia nell’abbazia benedettina di San Gallo, fondata nel 719, che vanta una sala realizzata dal celebre architetto rococò Peter Thumb.

Una biblioteca o un gioiello architettonico?

Realizzata su due piani, questa straordinaria biblioteca da centinaia di anni affascina i visitatori con i suoi affreschi, gli stucchi dorati sontuosi e le colonne in legno. Ma non solo, al suo interno si custodiscono preziosi capolavori: un globo realizzato da Tilemann Stella, poliedrico di grande talento (cartografo, astronomo, matematico e bibliotecario), 50.000 volumi antichi di inestimabile valore e, sorprendentemente, anche una mummia.

Ma che ci fa una mummia in biblioteca?

La mummia sembra essere approdata in Svizzera nel 1820, e solo nel 1836 l’ente responsabile dell’amministrazione economica di San Gallo, decise di esporla nella bellissima sala roccocò. Da allora la mummia con i suoi sarcofaghi, così come i volumi contenuti nella struttura, risulta essere “documento centrale nella storia della biblioteca”. Schepenese (questo era il nome della donna che giace avvolta nelle bende), era figlia di un sacerdote ed aveva circa 30 anni, vissuta in Egitto tra il 650 e il 610 a.C. sotto il dominio del faraone Psammetich I (Assyrian Nabu-šēzibani, Pišamilki. Tušamilki). Oggi la mummia egizia e la biblioteca sono diventate una delle attrazioni più importanti della città. Insieme alla mummia sono esposti anche i suoi due preziosi sarcofagi decorati e scolpiti in legno di tamerice (albero diffuso in Egitto). Quello esterno realizzato è più semplice e di epoca precedente al sarcofago interno, che invece è stato  decorato sia dentro che fuori.

Tra le più belle biblioteche barocche esistenti al mondo

  Durante il Medioevo, l’abbazia era considerata uno dei centri culturali più importanti d’Europa, arricchendosi nel corso dei secoli di volumi e codici miniati, molti dei quali realizzati all’interno dello scriptorium. Oltre a preziosi volumi, ospitava libri destinati alla scuola dell’abbazia. La sfarzosa bellezza della sala, negli arredi e nelle decorazioni in stile rococò realizzate tra il 1758 e il 1780, e la ricchezza di libri, codici miniati e manoscritti (circa 170.000), la collocano tra le biblioteche più belle e ricche di volumi del mondo, tanto da essere riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Tra i reperti più vecchi d’Europa conservati nella biblioteca, si trova il più antico disegno architettonico, il manoscritto Nibelungo B (patrimonio mondiale dell’UNESCO), la Regola di San Benedetto (tra i testi più vicini a quella originariamente dettata dal santo) e il Codex Sangallensis 912, oltre ad altri preziosi manoscritti. Nel 937, l’abbazia subì un grave incendio che danneggiò seriamente l’edificio, ma, fortunatamente, la biblioteca superò indenne la catastrofe, preservandosi completamente dal rogo.   Curiosità: si dice che Umberto Eco abbia tratto ispirazione da uno di questi preziosi manoscritti per “Il nome della rosa”.