Tra vette silenziose e boschi di querce secolari, a 825 metri di altitudine, si erge la splendida Certosa di Trisulti. Tra queste mura, il silenzio, la natura e l’aria sottile erano gli ingredienti preziosi della vita contemplativa dei monaci e dei loro misteriosi preparati. Oggi, passeggiando nei suoi chiostri, si percepisce ancora la spiritualità operosa di chi, per secoli, ha fatto di questo luogo un rifugio e un faro di cultura.
Il nome “Trisulti” affonda le radici nel latino tres saltibus — “tre valichi” — riferito ai passaggi montani che un tempo univano Lazio e Abruzzo, crocevia di pellegrini e mercanti.
Il luogo stesso è una promessa di suggestione: remoto, avvolto in un’aura mistica, eppure vivo di storia. Qui i monaci certosini seppero trasformare la solitudine in arte, sapienza e cura dell’anima.
Il chiostro: geometria sacra e segreti di pietra
Appena si varca la soglia della Certosa di Trisulti, ci si ritrova in un luogo che sembra sospeso fuori dal tempo.
Il chiostro, un rettangolo perfetto di pietra calcarea, è un piccolo capolavoro di geometria sacra: ogni arco, ogni colonna sembra studiata per incorniciare la quiete.
Al centro, il pozzo antico non era solo fonte d’acqua, ma anche un “specchio” in cui i monaci scrutavano il cielo, osservando le nuvole per prevedere il tempo o, secondo alcune leggende locali, per “leggere” segni divini riflessi nell’acqua.
Le colonne portano ancora piccole incisioni, forse lasciate dai confratelli durante momenti di meditazione o di lavoro: simboli enigmatici, croci minute, segni che sfidano il tempo e la pioggia.
Nei pomeriggi assolati, la luce filtra tra gli archi creando un gioco d’ombre che, a detta di alcuni visitatori, sembra muoversi come in una lenta processione.
Era il cuore pulsante della vita monastica: luogo di passeggiate silenziose, di letture sottovoce e di incontri che cambiavano destini, senza mai alzare la voce.
Il liquore dei monaci: tra erbe, anice e… Vaticano
La Sambuca di Trisulti è il distillato che ha varcato i confini del convento. A base di anice stellato, menta e altre erbe “segrete”, era preparata dai monaci con rigore quasi alchemico. La ricetta è stata ereditata e perfezionata dalla Liquoreria Sarandrea di Collepardo, che ne continua la produzione secondo metodi tradizionali.
Questo liquore divenne così apprezzato da arrivare… in Vaticano! Papa Giovanni XXIII lo incluse tra i prodotti serviti ufficialmente nei ricevimenti papali. Un digestivo da benedizione, letteralmente.
Sentieri del silenzio: trekking e spiritualità intorno alla Certosa di Trisulti
La Certosa è raggiungibile anche a piedi, tramite il sentiero CAI 8b, un percorso di circa 8 km che parte da Collepardo. Attraversa la Selva d’Ecio, costellata di sorgenti, faggi e cappelle, offrendo una full immersion nella natura e nella quiete.
Perfetto per escursionisti e pellegrini, questo itinerario invita alla lentezza e alla contemplazione. Lungo il cammino, il canto degli uccelli e l’ombra degli alberi creano un’atmosfera rarefatta, quasi mistica. Ideale per chi vuole camminare, meditare e magari arrivare alla Certosa con la giusta predisposizione… spirituale e muscolare.
Curiosità sulla Certosa di Trisulti da raccontare a cena
- “Trisulti” deriva da “tres saltibus”, i tre valichi montani: romanticismo e geografia in latino!
- I monaci conservavano veleni nella farmacia, ma usati solo a fin di… bene.
- Papa Giovanni XXIII amava la sambuca Trisulti e la fece servire anche a ospiti internazionali.
Scheda in breve sulla Certosa di Trisulti
- Città / Regione / Nazione: Collepardo, Lazio – Italia
- Ordine religioso: Certosini (fino al 1947), poi Cistercensi
- Stato: Il complesso dell’ex Certosa è attualmente visitabile
- Chi vi ha vissuto: Monaci certosini, poi comunità cistercense
- Caratteristiche e curiosità: Spezieria, biblioteca storica, chiostro, giardino officinale, liquori
- Luoghi da visitare in zona: Grotte di Collepardo (Collepardo, FR), Pozzo d’Antullo (Collepardo, FR), Giardino Botanico (Monti Ernici, Collepardo, FR)