Curiosità: Oggi sono praticamente sinonimi, ma un tempo i monasteri erano costruiti in luoghi isolati a volte inaccessibili, mentre i conventi venivano edificati all’interno della città.
A volte li utilizziamo come sinonimi, ma in ambito cristiano monastero e convento non sono esattamente la stessa cosa. Il monastero, come dice la parola stessa, è il luogo dove vive il monaco. In origine, monaco era colui che, per servire Dio, decideva di vivere in solitudine (dal greco monos, cioè solo, solitario). Quindi monastero era la casa del singolo monaco.
Col tempo però, l’isolamento non fu più individuale: diversi monaci cominciarono a vivere lontani dal mondo ma insieme, dapprima in piccole strutture individuali, poi costruendo un unico luogo di vita comune, seguendo le direttive di un superiore, l’abate o la badessa.
La vita nel monastero, in Occidente, venne regolamentata da San Benedetto nella sua famosa Regola.
Dai monaci ai fratelli
Per parlare propriamente di convento, invece, dobbiamo arrivare alla nascita degli ordini mendicanti (in particolare francescani e domenicani). Per le caratteristiche proprie di questi ordini (se si chiamavano mendicanti, dovevano pur mendicare!), i conventi non venivano costruiti in zone isolate e difficili da raggiungere. Al contrario, la loro caratteristica era proprio quella di far parte del tessuto urbano e sociale. I religiosi, in questo caso, non si chiamavano più monaci o monache, ma fratelli e sorelle (oggi diciamo frati e suore), ad indicare da un lato un maggior senso comunitario, dall’altro un rapporto più aperto e stretto col mondo esterno.
E le abbazie, le certose, gli eremi?
Qui le differenze si complicano … Ma ne riparleremo.
Foto by: San Francesco, Fiesole, Rufus46 – Wikipedia