I popoli scandinavi del nord Europa chiamati Normanni (danesi, svedesi e norvegesi) erano principalmente costituiti da commercianti e guerrieri che si avventurarono nell’arco di tre secoli in lunghe traversate su resistenti navi a remi lungo le coste allora conosciute, spesso con lo scopo di razziare e devastare città, villaggi e … soprattutto … gli indifesi monasteri.
I raid vikinghi si spinsero ben oltre l’Europa, raggiungendo a est il Medio Oriente (Costantinopoli) e la Persia, a ovest la Groenlandia e l’America Settentrionale.
Razziatori per necessità o per piacere?
Il forte desiderio di conquista e di razzia, ovunque ci fossero tesori, caratterizzò per molto tempo l’esistenza dei vichinghi. Difficile dire quali ne furono le motivazioni. Gli studiosi non sono concordi. C’è chi parla di una reazione alla cristianizzazione dell’Europa; chi invece mette l’accento su un periodo di sovrappopolamento della Scandinavia che rese necessaria l’espansione in altri territori.
Fatto sta che dalla fine dell’VIII secolo, navi vikinghe cominciarono a varcare mari e oceani. I primi punti di approdo e razzia furono le coste di Inghilterra, Scozia, Cornovaglia, Galles, Irlanda. Avevano infatti avuto notizia della possibilità di ricchi bottini: oro, argento, grano, animali e anche schiavi.
Alla base del mito dei temuti e possenti razziatori e della loro espansione marittima tra l’VIII e l’XI secolo, di cui oggi ancora molto si narra, vi fu una serie di combinazioni vincenti:
- La grande disponibilità di legname adatto alle costruzioni di imbarcazioni, grazie alla presenza di ricche foreste
- Le notevoli capacità artigiane nella costruzione di navi agili ma resistenti
- Le impressionanti doti di navigazione anche tra le acque di mari in tempesta
- La stazza fisica, che li rende abili e robusti guerrieri
Vikinghi e monaci: un rapporto poco pacifico
Disponibilità di legname e capacità artigiane determinarono la costruzione di innumerevoli flotte di navi di grandi dimensioni, chiamate drakkar: navi robuste ma facilmente manovrabili il cui scafo, poco profondo, consentiva tra le altre cose di risalire i corsi dei fiumi e spingersi quindi nell’entroterra. Per spaventare i nemici, veniva inserita nella prua una scultura a forma di testa di drago.
Molti dei bottini che andavano cercando, i vikinghi li trovarono dentro le mura dei monasteri, solitamente poco attrezzati per proteggersi da assalti di orde di guerrieri.
Tra realtà e finzione
Che i monasteri fossero un target ideale ce lo mostra anche una puntata della celebre serie tv Vikings, quando il protagonista Ragnar (interpretato dall’attore Travis Fimmel), insieme ai suoi compagni sbarca in Inghilterra, sulle coste della Northumbria, e razzia il monastero di Lindisfarne. Una strage da cui si salvano solo pochi monaci, portati via dai vikinghi e ridotti a schiavi. L’episodio ha un fondo di verità storica, perché di fatto quella al monastero di Lindisfarne è stata una delle prime incursioni vichinghe in Inghilterra.
Insomma, quello tra vikinghi e monaci non fu di certo un rapporto molto pacifico! Tra i monasteri più razziati, sicuramente il primato va a quello irlandese di Kildare, fondato da Santa Brigida, patrona d’Irlanda. Il monastero di Kildare subì ben 16 attacchi, dall’833 al 1042. Non aiutava il fatto di trovarsi nelle vicinanze di Dublino, scelto dai vichinghi come avamposto per le loro scorrerie in tutta l’Irlanda.
Un altro famoso monastero razziato dai vikinghi fu quello dell’isola di Skellig Michael, celebre come location dell’ultima trilogia di Guerre Stellari.