Per tre secoli i vikinghi hanno razziato in mezza Europa (e non solo), saccheggiando e distruggendo anche molti monasteri. E, attraverso agili navi, chiamate drakkar, le loro scorribande non si sono limitate alle coste, ma sono arrivate anche nell’entroterra.
Una delle ragioni alla base del mito e delle razzie dei popoli vichinghi, concentrate soprattutto nei secoli dall’VIII all’XI, è sicuramente da individuare nelle particolari caratteristiche delle loro navi, chiamate drakkar.
I vichinghi costruirono innumerevoli flotte di queste navi. I drakkar erano di notevoli dimensioni (di media 15-25 metri di robusto legno di quercia), composte da piccole tavole sovrapposte con grande maestria. Lo spazio permetteva di svolgere la vita a bordo per lunghi periodi e di accogliere ricchi bottini al rientro dalle razzie. Le imbarcazioni si perfezionarono col tempo e l’esperienza fino ad aggiungere una vela rettangolare montata su un unico albero.
Un elemento che le caratterizzava era una scultura in legno a forma di testa di drago che ornava l’estremità della prua, allo scopo di spaventare i nemici.
Ma, al di là di questo elemento estetico-psicologico, era la conformazione stessa di queste navi a renderle “invincibili”. Robuste e manovrabili nei mari impetuosi, grazie alla loro forma erano capaci di raggiungere grandi velocità. Inoltre, grazie ad uno scafo poco profondo (un solo metro), per non urtare i fondi dei fiumi o le secche dei mari del nord, potevano risalire i corsi d’acqua, proseguendo così la conquista nell’entroterra e avvicinarsi alla riva senza incagliarsi, permettendo ai guerrieri di sbarcare quasi di sorpresa.
Drakkar, vichinghi e monasteri
Vittime privilegiate delle razzie vikinghe erano monasteri e abbazie, solitamente non predisposti ad un’efficace difesa nei confronti di quei possenti guerrieri. Alcuni monasteri vennero saccheggiati più volte: come quello irlandese di Lindisfarne (ben 16 saccheggi!). E, tra i luoghi monastici dell’entroterra razziati, uno dei più noti è l’Abbazia di Saint-Germain-des-Prés a Parigi.
L’abbazia fu costruita intorno al 542 per custodire le reliquie di San Vincenzo di Saragozza (São Vicente), ma fu saccheggiata più volte e, addirittura, incendiata.